Quando muore un vero poeta
di cui la morte fu pupilla
degli occhi, si prova la consueta
tristezza – che però vacilla
al pensiero ch’egli possa essere ora
felice come mai prima, nell’eterna dimora
al riparo dagli affanni della vita,
in estatica attesa del suo gatto e dell’amica.
Non vi è dubbio che dubitasse
di un aldilà della materia stessa,
per quanto scarne fossero le spoglie
non è con esse che varcò la soglia.
Così come il corpo non invecchia
quando alla velocità della luce sfreccia,
per chi l’ultimo attimo rintocca
come scintilla di stella scocca.
E noi che abbiamo avuto i due piaceri –
conoscerlo e leggerlo quando ancora soffriva –
siamo sulla carrozza della poesia cocchieri
del Galantuomo che per lui arriva.