introduzione di Aldo Rosselli a “Guerre ludiche”, la traduzione italiana di “Loud in War” da parte di Alessandro Gallenzi, pubblicata in “Inchiostri”, May 1999
La poesia di Nail Chiodo, nato nel 1952, eccellentemente tradotta da Alessandro Gallenzi, è tenacemente “altra” da ogni tradizione anglo-americana contemporanea. Non certo per una ricerca fine a se stessa di originalità, bensì perché la sua voce interiore si rifà a universi sorprendentemente diversi.
Intanto, Nail Chiodo, seguendo le tracce di una versificazione “narrativa”, capta mondi apparentemente contraddittori: quello autobiografico, quello filosofico e quello scientifico, che ancora oggi, in anni di fin-de-siècle, del tutto si distinguono dal perdurante sfondo lirico-umanistico di practicamente tutto ciò che si continua a fare in poesia. Adottando, appunto, la sua vena fortemente “narrativa” e a volte di nessi apparentemente casuali, Chiodo chiede a se stesso e al lettore un’attenzione del tutto particolare, insieme ludica e cognitiva.
Non certo poesia metaforicamente astratta o di allegorie digressive: Chiodo costringe il lettore a seguire quella che appare talvolta una linea zigzagante, di carne, di spirito e di necessità di destino che poi s’inchioda a figure spesso vivacemente femminili, ai pregnanti “scherzi” del caso e della vita per infine sottolineare un mondo “in formazione” che però non può più tragicamente tornare indietro. Un linguaggio prezioso e gioscoso, sì, che passa con facilità sorprendente dal “basso” all’ “alto”, creando meandri e itinerari che solo una meditazione di molti anni avrebbe potuto progettare. Gerghi liberi e strettoie dell’agire che, pur nello spessore specifico del verso, puntano al senso della Storia di queste generazioni, che insieme vogliono capire e fuggire dalle Conseguenze Estreme.
Gli incroci multipli del versificare di Nail Chiodo, il suo insistere a narrare ciò che forse è inenarrabile, lo distinguono, nella pletora spesso manieristica dell’oggi, come poeta dalle attese ineludibili ma sempre giocosamente necessarie.
Aldo Rosselli