Nail Chiodo

Noncense

II

Traduzione dall’originale inglese di Luisa Ada Marigliani, Mauro Pichezzi, Aldo Rosselli.

Merleau-Ponty ha ragione1: solo dal silenzio
Sono redente le parole. Solo con l’abilità
E la forza di controllare le premesse,
Anche lentamente, la nostra mostruosa visione
Viene imbrigliata2 - per adoperare un termine delizioso
Di Seamus Heaney. E là sta la carne viva,
L’unica vita che c’é…
Quando Dionisos il Dio (non il Tiranno
di Siracusa a cui scriveva Platone)
Cercò turbato in uno specchio il suo naso,
Fu il mondo che apparve ai suoi occhi,
Egli conobbe se stesso soltanto per caso.
Qualcosa di simile capita nel milieu democratico;
Ma l’elemento divino dell’esperienza
È, senza colpa d’alcuno, difficile da trattenere.
“Voyez vous cette tête?…” 3 ribatterei;
“Avec cette tête je bouleverserai
Tout obstacle à la divinité sur la Terre!”
4

Le nostre teste sono maschere nel teatro della Natura,
Tridimensionali, piantate capo e collo
Sopra i corpi, nostri costumi vitali.
Come anche molti cattivi genitori hanno dimostrato,
Geneticamente e in altri modi,
Esse possono essere distrutte facilmente
In qualsiasi momento della rappresentazione.
Ogni testa, però, subirà vari tipi di aggressione
Prima che il suo ruolo sia esaurito,
In quanto tutta la materia grigia che è nel suo essere
È il bersaglio favorito dei dardi di Apollo5 -
Il quale, lo sappiamo tutti, sa essere semplice e crudele.
Ma, qualsiasi cosa contenga, una testa fa un lavoro
Per esprimerla: per Natura essa è equipaggiata
A tal fine; ha gli occhi per ridere e per piangere,
Il naso per farsi tenerezze e per baciare, la fronte con cui colpire,
I capelli per ondeggiare scompigliare fare il solletico
Riscaldare sedurre spaventare e pungere,
La pelle, i muscoli, da rilassare tirare o corrugare—
Per non parlare della bocca e di ciò che essa può pensare—
Solo le orecchie sono inermi, in realtà;
Ma grazie a un trucco favoloso anch’esse si possono dimenare.
E confesso di avere un dubbio evoluzionista:
Quale altra specie tiene così alta la testa,
Cosí ritta la schiena come l’Uomo?
Tutto ciò che egli è lo deve al progetto
Che al cielo offrì il suo cervello.
Eppure, come disse Goethe: “Cos’è più difficile
Al mondo? Ciò che sembra più semplice:
Vedere con gli occhi quello che si ha davanti agli occhi.”
Ed è proprio così che nelle democrazie,
Dove l’uomo può vedere ogni suo compagno
Quando egli esamina se stesso, in mezzo ai troppi “salve”
E “che-cosa-posso-fare-per-lei”, un vero, confuso animale6
Irride il contenitore tempestato di sensi che è il suo cranio.
Fortunatamente, può appoggiarsi e volteggiare sui sondaggi
Per cercare di essere all’altezza di traguardi
Forse in grado d’ampliare la sua Libertà.
Paola Barale7 potrà non essere il massimo per lui
Ma, sicuramente, da qualche parte nella testa
Troverà il modo di non guastarle la festa;
E se veramente non ne può più di birra,
Con la fredda indifferenza di un secondo Lear8
Può spuntarla sia sul frigo che sulle intestina
E, per grazia di Dio, alla tele tirar la spina.
Infine, se non meno solo almeno più sereno,
Potrebbe fra tutti sfogliare questo quaderno
E vedersi così riflesso Finito ed Eterno.


  1. Maurice Merleau-Ponty, filosofo francese (1908-61), autore de La fenomenologia della percezione (1945).

  2. “Imbrigliati, Seamus; imbrigliati.”, auto-esortazione di Seamus Heaney, poeta irlandese, vincitore del Premio Nobel per la Letteratura nel 1995.

  3. fr. “Vedete questa testa?”; cfr. Denis Diderot, Conversazione fra D’Alembert et Diderot (1769) (“Vedete questo uovo?”).

  4. fr. “Con questa testa, io rovescerò/Ogni ostacolo alla divinità sulla Terra!”; cfr. ibid. (“E con questo [uovo] che si rovesciano tutte le scuole di teologia e tutti i templi della Terra!”).

  5. cfr. Giorgio Colli, Dopo Nietzsche (Adelfi, 1974, p. 45: “E un altro iniziato a questi misteri, Empedocle, così parla di Apollo come divinità suprema, spogliata di ogni somiglianza umana: ‘apparve soltanto un cuore sacro e indicibile, che con veloci pensieri tracciando si slancia attraverso il mondo intero’. I dardi di Apollo sono i pensieri!”)

  6. cfr. W.H. Auden, “…la vera, sfortunata colomba/dolorante cade dal bagliore,/il suo amore dal vivere.

  7. una valletta televisiva.

  8. il _Re Lear _di Shakespeare essendo il primo.