Le tre Grazie di cui si è appena parlato
avevano scortato Lud in quel mondo privilegiato
che si apre a chi è stato svezzato con il nettare dell’Impero
e le forme cardinali dell’amore terreno.
Il piedistallo principesco che Stendhal
indicò come l’unico presupposto essenziale
perché la Bellezza avvinca il cuore1
gli era stato dunque, per volontà divina, assicurato:
il nostro innamorato, con la sua pompa fracassata due volte
e almeno una palla ammaccata, diventò
preda favorita della Dea pandemia.
Cittadina di una città rinomata
per far sentire gli artisti2 a casa propria,
Véra aveva visto il passaggio di Lud in città
come la migliore occasione che si potesse presentare
di tener su il buon nome della tradizione
e calar giù la sottana. Con il rischio
di essere disprezzata, era sbucata
dal nulla tutta spogliata e aveva deposto
il proprio orgoglio in cambio di un più grande vanto.
Mio buon lettore, adesso forgerò
occhiali magici molati con il più puro
cristallo dell’Olimpo, in modo che tu possa
vedere oltre la maschera della coppia
e afferrare i termini del loro baratto.
A parte la sua porzione di perturbante bellezza,
Véra aveva limitate risorse di cui vantarsi:
un possibile diploma in lingue, qualche libro,
il genere di roba che allora faceva da foraggio.
Come la maggior parte delle schegge
del grande baby boom postbellico,
aveva raccolto le sue nozioni d’ordine alla rinfusa;
il brodo primordiale in cui aveva immerso
il suo cucchiaio di latta aveva esalato
il rancido aroma della ricchezza;
e osservandone ora i rimasugli
nel proprio piatto scarno, presagiva
la vera natura dell’amore nel desiderio
della Povertà di catturare l’immaginazione dell’Astuzia.3
Lud, da parte sua, finalmente in corsa,
incedeva impettito, con il Weltgeist4 nelle mutande,
Pensava ad Alessandro, tutti gli amici del quale
Godevano dello stesso nome5, e a Cesare
che si era seduto e aveva pianto
quando aveva raggiunto l’età di Lud,
perché non aveva ancora brillato quanto il primo.6
Pensava ai propri piani per il futuro,
sentiva l’audacia scorrere calda nelle vene
e decise di chiedere a Véra di seguirlo:
con quella _Parisienne _classica al seguito,
al ritorno dal soggiorno di studio all’estero, nella sua
Ivy League School7, non sarebbe stato accolto
come uno studentello qualunque…
Come una laurea del Mondo Esterno
summa cum laude, lei avrebbe persino potuto
aprirgli delle porte nella Torre d’Avorio!
Mentre la sua integrità intellettuale
avrebbe cortesemente fornito
un sapore regale alla dolce prova dei fatti.
Chiaramente, lui era “cotto”, come si dice
nel gergo popolare: il miracolo culinario
d’Amore si era di nuovo compiuto.
A questo punto devo dare sfogo a un sorriso
e a una lacrima, considerando quello
che il soggiorno di studio aveva invece in serbo,
dopo che Véra sparì, quando tutte le speranze s’infransero,
e la stessa Ragione se la cavò solo con una sutura.
Lo aveva lasciato con la scusa di tornare
da un vecchio corteggiatore, perché Lud—
lei sosteneva—era troppo giovane
e di sicuro si sarebbe ben presto stufato di lei.
Il libero agente in amore, che non risparmia
nulla e nessuno per eseguire i più ampi disegni
della vita, era passato di nuovo e aveva lasciato
il suo biglietto da visita sulla nostra porta.
Tuttavia qualcosa di fondamentale era cambiato
nella divina economia del mondo: i filosofi
faranno bene un giorno a saggiare
la pietra che Ludwig aveva scoperto;
poiché sotto il peso dei suoi passi mesti,
la mica nei marciapiedi era diventata
assai piú preziosa dell’oro.
cfr. Stendhal, Dell’amore. ↩
cfr. Ezra Pound, in riferimento alla città di Parigi. ↩
cfr. Platone, Simposio 203b. ↩
ted. “Spirito del mondo”. ↩
Alessandro rassicurò i familiari di Dario, suoi prigionieri, i quali avevano scambiato un suo amico per lui, che “Tutti i miei amici sono Alessandro.”. ↩
cfr. Svetonio, Le Vite dei dodici Cesari,I, 7. Giulio Cesare pianse perché doveva ancora realizzare qualcosa di memorabile ad una età alla quale Alessandro aveva già conquistato il mondo. ↩
una di un gruppo di prestigiose, storiche università negli Stati Uniti. ↩