Nail Chiodo

Guerre ludiche

Canto IV

Traduzione dall’originale inglese di Alessandro Gallenzi.

Oh Kerry, Kerry, Kerry, Kerry, Kerry!1
È all’angelo della chiesa d’Efeso2
che scrivo: mai, e lo giuro sulle mie ali,
esistette primizia più matura
per un uomo navigato; e lei, invece,
fu colta e andò a fornire nutrimento
al nostro secchione adolescente.
Figlia di un fabbricante di giocattoli,
una volta impastò acqua e farina;
quando il padre decise di inscatolarla,
generazioni intere di bambini
impararono come modellare
con le dita la pasta che lei stessa
aveva intrugliato. Forse grazie
a questa dote intuitiva sospettò
che le falangi di Lud erano un po’
troppo rigide, e quindi gentilmente
gli prestò la sua molle creta da palpare.
“Dio li fa”, dice il detto, “e poi li accoppia”.
In quel caso, comunque, di sicuro
non progettò di farli restare insieme.
Io, che sono l’angelo di Lud
e posso testimoniare ogni suo minimo
pensiero, mi domando se il Signore
non possa essere stato addirittura
un poco compiaciuto3
per qualcuno
che, essendo stato piantato,
non dimenticò mai davvero il primo amore.
A che scopata negare il laccio?
Come è certo che il tempo/spazio è curvo,
fu Ker la prima a mettere un po’ di carne
dietro la parola, e quando Lud
si innamorò di nuovo di una donna
fu in virtù di una descrizione
vera come se fosse stato Dio in persona
a forgiarla: “Ho appena visto la ragazza
più disinibita che c’è al mondo”,
aveva raccontato un nunzio,
“… mangia gli spaghetti con le mani”.


  1. cfr. Shakespeare, Re Lear, V, 3, 309.

  2. San Giovanni, Apocalisse, II, 1.

  3. ibid., II, 4.

Canto V