Saltiamo qualche anno e andiamo al giorno
in cui Ludwig—ehi, Lud, smettila un po’
di smaneggiarlo!—per la prima volta
giostrò con Donna in fiore, sorvolando
sparate e semi-circoli viziosi
(benché fossero a volte prodigiosi),
per non far prendere una bile agli adulti.
La scena era stata già come prefigurata
dall’Eden: lui una volta aveva visto
la sua Eva seduta sotto un albero
a confabulare con l’onnipresente
proletario; e ora presto, apriti cielo!
lei acconsente a incontrarsi là anche con Lud!
Tonante il battito del suo cuore,
comparabile la sua erezione
al fusto della pianta quando alla fine restano
da soli sotto i rami verdeggianti.
Non deve fare altro che toccarla:
un solo dito guiderà le altre
a piene manciate di diletto: piegherà
un po’ la testa in modo da non darle
una nasata, e lei farà lo stesso,
finché labbra finora mai umiliate
incontreranno—o almeno la speranza
così diceva—la perfezione,
e intanto intorno a lui aumenta il sibilo
del mortale pericolo racchiuso
in un tale abbandono: e se lei invece
di dargli un bacio fa la puttanella
e gli molla uno schiaffo? O se lo sfotte,
finge di soffocare, ride, vomita,
e infine implora di essere trombata?
Non voglio immaginare quali arpie
gettarono sul povero ragazzo
un incantamento; so solo che le chiese
qualcosa sui suoi studi e che l’incontro
amoroso ben presto si concluse
in una nota appassionata, intellettuale.