Nail Chiodo

Calliope mette i denti

Prolegomena alla futura fenomenologia

Traduzione dall’originale inglese di Aldo Rosselli.

Permetti che io penetri attraverso giorni
Di preparazione e di giuoco,
Tutte occasioni trascorse per benedire le vie
Degli altri così come di me stesso, prego io;
Raggiunga ancora l’orlo dell’indifferenza
Ed essere più prossimo quindi al dove, di quando in quando,
Nei momenti in cui il calice della sofferenza si avvicina al colmo,
Figure solenni, ma di umana grandezza,
Rivelano ai nostri stupiti orecchie ed occhi
La giustizia eterna nella forma dell’istante;
Permetti all’apprendista di comporre
Una canzone creata dal calco millenario,
Che attraverso il tempo e lo spazio sostenga
La fede che, entro di noi, riposano i morti.

I

Ogni giorno nasce in un mondo più privo di difese,
Un luogo velato,
Concepito dal male come una base,
Colonizzato da confusione e negazione,
E gettato in un vortice patetico
Dalla strumentalizzazione piú profonda, più compulsiva.
Adesso così lento è il turbine abissale,
Così veloce il treno abituale,
Che delle impressioni fisse pervadono l’anima
E offuscata è ogni ragione del nostro dolore.
Quindi una calma fittizia riempie il petto
E porta la mente a un luogo di quiete
Dove solo il sovvertimento potrebbe salvarla:
Ma chi ha il potere di disturbare il nostro riposo?
Certamente nessuno che non sia o non fosse stato una volta
A noi vicino nella carne e nel sangue, entro un raggio della vista
O dell’udito, o dell’olfatto, o del tocco; nessuno
Se non coloro che nel ricordo o nei fatti appaiono
Sulla nostra via, per attizzare il fuoco morente
Che un tempo aveva infiammato questo mondo incenerito;
Nessuno eccetto coloro i cui occhi rapiti e familiari cospirano
Contro la magia dello sguardo senza nome.
Qui il desiderio umano di eccellere
Deve incontrare come ostacolo il sé stesso
Negli altri, un io estraneo a sé, vile,
E impedito fin dall’inizio anch’esso.
Qui privilegi falsi e reali
Segnano l’alveo errante e rintoccano
Tossici rintroni dove noi adesso draghiamo
Il crescente timore che non più in futuro
Sarà trovata la forza per incuneare
Messaggi cifrati in celle adiacenti.
Qui l’equilibrio e la solitudine avvolgono i più forti
Che vedono e procedono attraverso nebbie velenose
Combattendo l’indurimento del loro cuore
Mentre aggiungono vittime alla loro lista.
Come è poco ma sicuro che tutti si arrampicano
Verso la cittadella dell’amicizia con lo stesso impeto iniziale,
A ogni grido di vittoria quelli lasciati indietro
Ancora nulla hanno guadagnato da questa arte giovanile.
Di qui il fatto che quasi tutti sono ciechi,
Consumano la vita in contrasto e in collusione,
E il loro contendere non essendo consumato, ancora posseggono
L’intenzione mentale di costruire
Un mondo di ombre dove la luce è intrusione.
Chiaramente non sento di dovere pregare
Altri uomini per delle ragioni per cui io venga letto:
io sostengo ragioni su una gamba sola
Anche se esse mi hanno fatto esplodere il cuore dentro la testa.
E possa essere detto questo, contro l’equivocità:
L’ultimo in coda ad essere ingannato
Vide nuotare le nuvole, con turbinii in primo piano,
E un tragico mascherato indossante il bianco
Che cantava una nota che nessuno poteva affrontare,
Al di là di qualsiasi aspettativa umana.
Egli vide un’alta silhouette drappeggiata
Che indicava un segno tondo sul terreno
E diceva: “Questo è il luogo
dal quale tutte le cose sembrano tristi.”
Avvicinandolo in un mese successivo,
Egli vomitò: e tenne uno
Tra tutti i morti nelle sue braccia.

Cerca mediante la sola leva dell’amicizia
Vittorie che si scindono nella sconfitta:
Sulla base d’improvvise considerazioni
Intorno a ciò che viene positivamente creduto
La verità è lí perché la si possa incontrare,
Onesta, sobria, semplice,
Rivestita nello spazio/tempo
E in tutto ivi contenuto.

II

I miei occhi seguono una linea di peli più scuri
Che iniziano dall’occhio
E attraversano la guancia di un gatto beige e bianco.
In quello spazio di un pollice e mezzo
I pensieri che erano iniziati paciosi e gradevoli
Si volgono prima a uno, poi a un altro,
E infine al lamento dell’intera umanità.
Non è che non m’importi ciò che tutti dicono
Quanto che m’importa ciò che ognuno dice,
Del processo silenzioso al quale tutti si piegano:
Il bisogno di estendere ciò che ci ha dato pace,
Di risucchiare un mondo che vorrebbe liquefarci.
Che ciò possa essere un modo per trattenermi
Dal troppo polemizzare, dal cercare
Col mio respiro di agitare i venti
In queste basse latitudini della storia;
Per così resistere al dolce tiro della stanchezza
E scrivere per un’altra epoca, che non può arrivare,
Avendo in queste incessanti bonaccie, dimora e origine.
Da tempo all’infuori della mente e fluente ancora
La vita si è rivelata insuperabile,
Così come per un ragazzo col compito di correre in discesa
Per contare i muli e i loro carichi,
Concorrendo in ciò e natura e arte: il loro compenso
È mio, sol che completi il mio compito.
Ma avvicinandomi al punto più basso trovai
Speranze sepolte sotto strati di terreno comune,
Sogni inconfessati e desiderio che sotterraneo
Si allontana dal terrore della risurrezione;
Mentre risuonano di valle in valle
Incitamenti alla vendetta:
“Avanti e Adamo!” “Avanti e atomo!” “Avanti e addosso!”
Molte esistenze lí trascorsi
Dando retta a quegli incantamenti,
Sballottato e scosso dai ragionamenti,
Dal violento infrangersi e leccate dell’indignazione;
E in mezzo a ciò, lavorando nel registrare
Tutte le loro impressioni, incontrai i miei amici-
Dai-sorrisi, gli unici avviluppanti
Schenectady e l’Afghanistan.
Essi erano come principi tra gli uomini moderni:
La loro è una storia che getta luce
Sulle cronache di una generazione.

La perlustrazione degli annali recenti
Inizia la sua analisi
Al McDonald’s sui Champs Elysées.
Una torva di appena svezzata
Gioventù della banlieue,
Volgari e tristemente accoppiati,
Si saziano lì di blu elettrico
E delle vestigia di simulacri.
Per occhi che vogliano trovare la verità,
Ecco il collirio della natura stessa:
Ovunque si radunano oggi adolescenti avidi
Le menti si raccolgono in sé stesse.

La “base del potere” del poeta
Sono gli adulti che per loro conto nessuno ne hanno:
Un davvero mediocre gruppo dato
Il rampantismo vasto del conformismo,
All’infuori che alcuni vogliano ed esultino
Per questo: di essere i costituenti di un poeta.
In tal modo, partecipando con loro comodo
Ad un solipsismo ancora più vasto,
Imprestando ad esso implicazione
A loro discrezione,
Certi che qualsiasi racconto
Esprima il poeta esiste a questo fine—
Per garantire una misura di verità
E di amore a tutto ciò che possa contraccambiare—
Potrebbero permettere che l’imprigionamento dell’amore
Li unisca al piacere del Sovrano;
Portati davanti a lui dall’amore,
Potrebbero a lui quindi cantare.
Per un uditorio di questa fatta
Esiste l’offrirsi del poeta.
Benché il ritrovare
Il grande scudo che respinge
Elucubrazioni false potrà un amante
Ancora a lungo far sudare,
Perché il nuovo Flaubert ridiscopra
Un Coeur Simple1 per riflettere,
Perché il nuovo Hegel veda il Weltgeist bighellonare
Presso un arco un dí innalzato ad esso2
,
Perché Einstein proferisca un limite divino3
Col rischiare ogni errore,
Noi dobbiamo seppellire la faccia e la coscienza
Nel profondo del mucchio indebolito.

Se posso parlare anche per i miei amici,
La pusillanimità dei giovani
È per noi tirannia
Insieme alle nostre fantasticherie peggiori,
Il risultato di atti di cui innumerevoli si rendono colpevoli,
Dai quali vorremmo sfuggire con ironia—
Nelle nostre menti risuona ancora il campanello dell’intervallo.

PROLEGOMENA ALLA FUTURA FENOMENOLOGIA


(traduzione di Francesco Dalessandro)


Sopporta ch’io penetri lungo giorni
di preparazione e di gioco,
ogni istante passato a benedire le vie
degli altri e di me stesso, io prego;
che tocchi ancora l’orlo dell’indifferenza
e perciò sia alle volte più vicino al dove
quando il calice di dolore si approssimi al bordo,
che solenni figure d’umana grandezza
rivelino agli occhi e agli orecchi sorpresi
l’eterna giustizia nella forma dell’istante;
all’apprendista concedi di comporre
un canto forgiato con l’antico stampo
che nel tempo e nello spazio sostenga
la fede che i morti riposino in noi.

I


Nasce ogni giorno a un mondo più indifeso,
velato luogo
che il male concepisce come base,
sottomesso da disordine e diniego,
e scagliato in un vortice patetico
dalla più grave, accanita malizia.
Così lento ora è il turbine abissale,
così rapido il treno abituale,
che fermi effetti pervadono l’anima
e sfocati sono i sensi della nostra pena.
Perciò una finta calma invade il petto
e conduce la mente in un luogo di quiete –
soltanto uno scompiglio la potrebbe distrarre:
ma chi ha un tale potere da turbarci il riposo?
Certo non chi non ci è o non ci sia stato
una volta vicino nel sangue e nella carne,
entro vista ed udito, tatto e olfatto;
nessun altro oltre chi nella memoria
o nei fatti compare sul nostro cammino
per ravvivare il fuoco morente
che incendiò un tempo questo mondo incenerito;
nessuno tranne chi con occhi familiari
e assorti cospiri contro la magia
di sguardi senza nome. Il desiderio
umano d’eccellenza, qui, deve
scontrarsi con il se-stesso-negli-altri,
un estraneo se stesso, vile, ostacolato
fin dall’inizio anch’esso. Privilegi
veri e falsi, qui, segnano il mutevole
canale e suonano allarmi avvelenati
dove ora spaliamo il crescente spavento
che in futuro non avremo più forza
per infilare messaggi cifrati in celle contigue.
Solitudine e equilibrio, qui, circondano i più forti,
coloro che vedono e che vanno
tra nebbie venefiche battendosi contro
l’indurimento del cuore mentre aggiungono
vittime alla lista. Com’è naturale
e certo che tutti scalino la rocca
dell’amicizia con lo stesso slancio,
ad ogni grido di vittoria chi resta
indietro niente ha ancora guadagnato
da quest’arte giovanile. Da ciò il fatto
che quasi tutti sono ciechi e spendono
la vita in combutte e conflitti, e il dissidio,
irrisolto, lascia loro la volontà
d’erigere un mondo fatto d’ombre
dove la luce è soltanto intrusione.
Ma, sia chiaro, non ci sono ragioni
perché dai miei simili debba mendicare
i motivi per essere letto:
sostengo già ragioni sufficienti
su di una gamba sola, anche se mi hanno
fatto esplodere il cuore nella testa.
Questo, a scanso di equivoci, sia detto:
l’ultimo in coda ad essere ingannato
vide nubi gonfiarsi e turbinargli di fronte
e una maschera tragica bianco vestita
che cantava una nota che nessuno
può affrontare, oltre ogni umana attesa.
Vide un’alta figura ammantellata
indicare per terra un segno tondo
e dire: “Questo è il luogo
dal quale ogni cosa appare triste”.
Avvicinandosi ad esso, qualche mese
più tardi, vomitò, e di tutti quei
morti ne cullò uno fra le braccia.


Cerca con la sola luce dell’amicizia
vittorie che si scindano in sconfitta:
sulla base di stime improvvise
di ciò che si crede in positivo
verità è lì che s’incontra,
onesta, sobria, semplice,
vestita di spazio-tempo
e tutto quel che contiene.


II


Seguono, i miei occhi, una linea di peli
più neri che dall’occhio
attraversano il muso di un gatto bianco e scuro.
In quello spazio di un pollice e mezzo
gli iniziali pensieri gradevoli e pacifici
da un lamento si spostano ad un altro
per finire con quelli dell’umanità intera.
Non è che non m’importi ciò che dicono
gli altri, ma che m’importa ciò che tutti
dicono, di quel procedimento silenzioso
al quale tutti dobbiamo sottostare:
il bisogno di estendere ciò che ci consolò,
di succhiare da un mondo che vorrebbe dissolverci.
Che questo sia un modo per tenermi
dagli eccessi polemici, o cercare
col mio respiro d’agitare i venti
a queste calme latitudini della storia;
e resistere così al dolce strappo
della stanchezza scrivendo per un’era
che non potrà arrivare, avendo in questa
bonaccia ininterrotta origine e dimora.


Da tempo all’infuori della mente
continua a scorrere, la vita, insuperabile
come un ragazzo col compito di correre
giù dal colle per contare i muli
e il loro carico, d’accordo in ciò natura
e arte: mio il compenso, se il compito
è completo. Ma appressandomi al fondo
scoprii speranze sepolte sotto strati
di terra comune, brame inconfessate
e desideri che scavavano gallerie
per fuggire la paura della resurrezione,
mentre di valle in valle istigazioni
alla vendetta echeggiavano: “Su Adamo!”,
“Su Atomo!”, “Su addosso!” Molte
sono le vite che ho trascorso facendo
attenzione a quegli incantesimi,
urtato e scosso dalla discussione,
schianto e lusinga dell’indignazione;
e in mezzo a tutto questo, impegnati
a registrare ogni loro impressione,
incontrai gli amici-dai-sorrisi,
i soli che accolgono insieme
Schenectady e Afghanistan.
Erano come principi tra gli uomini
moderni, e la loro è la storia che può fare
luce sulle cronache d’una generazione.


La lettura degli annali recenti
inizia la sua indagine
al McDonald
degli Champs Elysées.
Uno sciame di appena svezzata
gioventù dalle banlieue,
volgare e malamente assortito,
là si nutre di blu elettrico,
e delle vestigia dei simulacri.
Per occhi che ricercano la verità
ecco il naturale collirio:
ovunque si raccolgano giovani affamati
ci sono menti che si raccolgono in se stesse.


Il potere del poeta si basa sugli adulti
che per se stessi non ne hanno alcuno:
davvero un misero gruppo, considerato
l’enorme sfrenato conformismo,
a meno che alcuni volonterosi non si accontentino
di questo: essere gli elettori di un poeta.
Così, condividendo a loro comodo
un solipsismo ancora più esteso,
prestando ad esso un senso
a propria discrezione,
sicuri che, qualunque cosa racconti,
il poeta esiste a questo scopo –
per attestare una misura di verità
e d’amore in tutto ciò che contraccambia –
poi potrebbero permettere che la presa
dell’amore li leghi al piacere del Sovrano;
condotti innanzi a Lui dall’amore
per Lui allora potrebbero cantare.
Per un pubblico simile è l’offerta
del poeta. Sebbene il ritrovare
il grande scudo che respinge falsi
punti di vista possa richiedere un gran
tempo a chiunque, affinché un nuovo
Flaubert riscopra Un coeur simple
per riflettere, un Hegel nuovo veda
il Weltgeist oziare presso l’arco
che un giorno gli fu eretto, e Einstein
offrire il limite divino sfidando
qualunque errore, noi dobbiamo
seppellire la faccia e la coscienza
nel profondo della massa indebolita.


Se anche per gli amici posso dire,
la miseria dei giovani
per noi è tirannia
e le nostre peggiori fantasie,
la conseguenza di azioni imputabili
alle gente che vorremmo evitare
con ironia – ancora ci risuona
nella mente il campanello dell’intervallo.


  1. fr. “Un cuore semplice”, una breve novella di Gustave Flaubert.

  2. G.W.F. Hegel vide Napoleone Bonaparte, nel cui onore l’Arco di Trionfo in cima agli Champs Elysées fu eretto, come l’incarnazione storica del Weltgeist (ted. “Spirito del mondo”).

  3. la Teoria della Relatività di Albert Einstein.


    (traduzione di Aldo Rosselli)

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